CONTENIMENTO E GESTIONE DELLE ACQUE – SISTEMI OLEODINAMICI E IDRAULICI PER IL CLIMA
FP Trasmissioni vende, distribuisce, commercializza e personalizza un gran numero di componenti per la trasmissione del moto atti a ridurre o moltiplicare la velocità.
I riduttori epicicloidali vengono utilizzati anche per impieghi di grande attualità nella gestione del fenomeno dell’acqua alta e dell’innalzamento del livello di mari e fiumi.
La serie 300M di Bonfiglioli è una soluzione eccellente per i settori industriali Heavy Duty per i requisiti di molte applicazioni. La serie 300 offre la massima flessibilità grazie alle varie configurazioni in ingresso e in uscita, disponibili per tutte le 20 grandezze della serie ed inoltre può essere accoppiata a vari tipi di motori elettrici prodotti da Bonfiglioli: sia asincroni IEC (BN-BE-BX) che a riluttanza (BSR).
Applicazioni di questi straordinari prodotti si trovano nelle barriere di sbarramento del MOSE e in opere idrauliche per l’idroelettrico, la bonifica e la depurazione come ad esempio le Paratie usate negli impianti di regolazione delle acque.
Il MOSE di Venezia, acronimo di “Modulo Sperimentale Elettromeccanico“, è un’opera di ingegneria idraulica progettata per difendere la città delle gondole e la sua laguna dalle inondazioni causate dal fenomeno dell’acqua alta. La sua storia comincia il 4 novembre 1966, giorno in cui la città venne devastata da una tremenda alluvione. In quell’occasione l’acqua invase le case di circa sedicimila persone, le attività commerciali furono totalmente paralizzate e le vetrerie di Murano quasi interamente distrutte.
Gli esperti concordarono sin da subito sul fatto che sarebbe stato opportuno procedere secondo i principi della “sperimentalità”, della “reversibilità” e della “gradualità”, facendo precedere a tutte le fasi una ricca elaborazione di studi e ricerche. Con il suo ingresso in scena fanno la loro comparsa anche le paratoie mobili, pensate come la soluzione ideale per assicurare il ricambio dell’acqua in laguna (fondamentale da un punto di vista dell’equilibrio ambientale), e per non danneggiare l’operatività del porto e l’attività di pesca (fondamentali da un punto di vista economico).
Nei successivi anni (fino all’inizio dei lavori il 14 maggio 2003), il progetto è stato sottoposto a diverse procedure di valutazione di impatto ambientale, che ne hanno inevitabilmente allungato i tempi e condizionato la realizzazione, facendo emergere in più occasioni posizioni contrastanti. Un argomento in particolare diede però la spinta decisiva per l’approvazione, convincendo il Consiglio dei Ministri a deliberare a favore del progetto: quello relativo agli studi sui cambiamenti climatici, che preannunciavano un incremento del fenomeno dell’acqua alta nel prossimo futuro.
Le paratoie si definiscono “mobili” poiché in condizioni di marea normali restano adagiate sul fondale. Ciascuna paratoia è costituita infatti da una struttura metallica “a scatola” che, quando è piena d’acqua, rimane distesa in posizione orizzontale sul fondale, all’interno della struttura di fondazione, detta “cassone”, realizzata in calcestruzzo. Per farla sollevare viene immessa al suo interno dell’aria compressa, che espelle l’acqua, e che sfruttando la spinta di galleggiamento le fa assumere la posizione verticale. Le paratoie sono infatti collegate al cassone tramite delle cerniere, che permettono loro di ruotare e oscillare liberamente per effetto del moto ondoso, mantenendo però il dislivello di marea tra la laguna e il mare. Ciascuna paratoia è dotata di quattro parabordi, che hanno lo scopo di attutire l’impatto della paratoia sul cassone e di sostenerla nella fase di riposo. Sugli spigoli sono invece presenti delle alette in gomma per ridurre il cosiddetto “traferro”, ovvero lo spazio d’aria che si crea tra una paratoia e l’altra. Le alette servono sia per limitare la deposizione di sedimenti dentro il cassone, quando il sistema è a riposo, sia per limitare il flusso d’acqua tra mare e laguna quando è in posizione verticale.
Così come è stato ideato e costruito, il MOSE è in grado di proteggere Venezia e la sua laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento medio del livello del mare che potrebbe arrivare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni. Rientra in un progetto più ampio che prevede anche il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e più in generale la riqualificazione della laguna.
Anche Cesenatico ha il suo (piccolo) Mose, una barriera che la protegge dall’acqua in eccesso che arriva dall’entroterra. E, come il Mose della laguna veneta, le sue paratoie sono adagiate sul fondo e si sollevano quando servono. Questo sistema si trova al ponte del Gatto, al termine della via Cesenatico poco prima della ferrovia ed è una cosa molto diversa dalle Porte Vinciane a mare.
Quando è stato progettato il sistema di paratoie del Ponte del Gatto si è dovuto tener conto di una serie di fattori. L’esigenza di una riorganizzazione idrica del territorio era divenuta impellente dopo l’alluvione del 1996. Cesenatico aveva un doppio problema: il primo, quello degli allagamenti dovuti all’ingressione marina, durante le mareggiate, lungo il canale. Non va dimenticato che in 50 anni il livello della città è calato di 1,20 metri a causa della subsidenza. Tale rischio è stato quasi azzerato grazie alle Porte Vinciane che sbarrano le onde all’altezza della Capitaneria. Ma, una volta chiuse le Porte, si prospettava un secondo problema: come far defluire a mare tutta l’acqua proveniente da terra nel caso di forti piogge.
Infatti può verificarsi questa situazione: in vista di una mareggiata il sindaco, dopo il confronto con il tavolo operativo, decide la chiusura delle Porte. Ma se, allo stesso tempo, sono in atto forti piogge nell’entroterra, il Portocanale non riesce a scaricare a mare tutta l’acqua proveniente da monte. Questo perché le idrovore che pompano acqua da monte delle Porte Vinciane a mare, hanno una capacità limitata rispetto a tutta l’acqua che arriva dal Cesenate.
Con le Vinciane chiuse e piogge intense a monte, le paratoie del Ponte del Gatto vengono sollevate e così il centro storico, Portocanale di Cesenatico, è isolato sia da mare che da monte. L’acqua viene deviata a sinistra, verso il canale Fossatone che arriva al canale Tagliata, nell’omonima località, e qui l’acqua può sfogare a mare.
Un equilibrio molto complesso che, seppur in dimensioni ridotte, è complicato da gestire. Tanti sono i fattori da tenere in considerazione: in primo luogo le previsioni meteo per la chiusura delle Vinciane in quanto si devono sbarrare prima dell’arrivo della mareggiata. Poi la presenza di natanti in mare e l’impossibilità dei pescherecci di uscire per la pesca. Occorre valutare quanta pioggia arriva dalla Centuriazione e capire se le idrovore alle Porte Vinciane sono sufficienti a tenere a livello in Portocanale oppure no.
Le paratoie al Ponte del Gatto sono progettate nel modo più semplice possibile: sono adagiate sul fondo e si alzano tramite catene con un sistema oleodinamico e vi è un sistema di pulizia con getti a pressione per togliere la sabbia e permetterne il funzionamento sempre, senza particolari oneri di manutenzione.
Opere idrauliche per l’idroelettrico, la bonifica e la depurazione di particolare rilievo in questo campo sono le centraline oleodinamiche a scoppio per manovrare le paratoie e saracinesche indispensabili per tutti quei Consorzi o enti che hanno in gestione paratoie, saracinesche o sgrigliatori in un ampio territorio e quindi risulta particolarmente oneroso l’allaccio elettrico alle varie utenze.
Anche in questi casi è stata fondamentale la progettazione dedicata e mirata alle esigenze puntuali delle sfide del momento.
Tutti compatti e sempre all’erta per superare con prontezza tutte le condizioni atmosferiche e climatiche con congegni e sistemi all’avanguardia messi a punto con cognizione di causa insieme a tutti gli attori coinvolti.
Per informazioni e preventivi fptrasmissioni@fptrasmissioni.com – 0543 492568