LO SCI E I GATTISTI ALL’OPERA – SISTEMI DI TRASMISSIONE IBRIDI AD ALTA TENSIONE
Come sempre è il gioco di squadra che vince.
Tutto concorre al risultato: le condizioni meteo, la forma atletica, la fortuna, l’equipaggiamento e, perché no, le piste e la preparazione delle stesse.
Con il trionfo nel Super-G di Sankt Moritz Sofia Goggia centra la 23^ vittoria della carriera in Coppa del Mondo (17 in discesa libera e 6 in Supergigante). La bergamasca riaggancia prontamente Federica Brignone, che l’aveva scavalcata dopo la doppietta in gigante a Mont-Tremblant. Sono loro le sciatrici italiane più vincenti nella storia della Coppa del mondo.
Con il secondo dopoguerra lo sci alpino uscì definitivamente dalla sua fase pionieristica ed entrò in quella moderna; non più passatempo per genti di montagna o per ricchi turisti, divenne sport diffuso in sempre più ampi strati di popolazione. A contribuire a tale successo furono il diffondersi, in Europa e Nordamerica, di stazioni sciistiche attrezzate, soprattutto con impianti di risalita, e di collegamenti ferroviari e stradali che consentivano di raggiungerle in tempi brevi anche partendo dalle città di pianura. Un contributo decisivo venne anche dall’evoluzione tecnica dell’equipaggiamento: sia dell’abbigliamento, che divenne impermeabile e a miglior tenuta contro il freddo, sia degli stessi sci, che dal tradizionale legno massiccio passarono a essere costruiti con nuovi materiali (alluminio prima, materie plastiche poi) in grado di renderli più facili da maneggiare e più economici all’acquisto.
A decretare il successo di pubblico dello sci alpino come disciplina agonistica fu, in modo determinante, la televisione: i VII Giochi olimpici invernali di Cortina d’Ampezzo 1956 furono i primi a essere interamente trasmessi sul piccolo schermo. Dieci anni dopo la FIS organizzò la prima Coppa del Mondo di sci alpino, circuito internazionale che ogni anno, durante l’intera stagione invernale, vede i migliori sciatori alpini confrontarsi in una serie di gare disputate nelle principali stazioni sciistiche europee, nordamericane e asiatiche (con sporadiche tappe in Sudamerica e Oceania); ai piazzamenti ottenuti in gara viene attribuito un punteggio, attraverso il quale si determinano i vincitori delle due Coppe del Mondo generali (una maschile e una femminile) e delle varie Coppe del Mondo di specialità.
Lo sci come attrezzo è storicamente un oggetto di legno dalla forma allungata e appiattita su cui sono posizionati degli attacchi per i piedi dello sciatore. Ai primordi lo sci corrispondeva a questa descrizione: sia la parte superiore che il fondo erano di legno e gli attacchi consistevano in due legacci che assicuravano il piede all’attrezzo. A causa delle caratteristiche dei pendii, mossi e pieni di dossi e cunette, e della neve, fresca e non compressa da alcun tipo di macchinario, i primi sci presentavano una punta molto rialzata e una lunghezza attorno ai due metri.
Con lo svilupparsi della tecnica e delle prime stazioni sciistiche, che per la prima volta offrirono piste, si cominciarono ad applicare le prime lamine, ovvero delle strisce di metallo affilate assicurate al fondo dello sci con dei chiodi. Le lamine permettono di incidere meglio la neve e quindi di assicurare una migliore tenuta. Altra importante innovazione fu l’invenzione della soletta in grafite, che permette un notevole guadagno in termini di scorrevolezza e quindi velocità per via del minore attrito con la neve rispetto al legno.
Negli anni novanta del XX secolo l’introduzione degli sci sciancrati e, conseguentemente, della tecnica carving ha modificato significativamente i movimenti della sciata. Precedentemente, infatti, per curvare lo sciatore doveva fare “sbandare” lo sci per fargli cambiare direzione; con lo sci sciancrato, con punta e coda più larghe, lo sciatore fa piegare lo sci, inclinandosi e può quindi descrivere una curva facendolo scorrere sulla lamina, con vantaggi di velocità di percorrenza.
La preparazione e la battitura delle piste di sci è una delle attività meno visibile in quanto viene svolta quando i comprensori sono chiusi al pubblico; tuttavia la corretta preparazione delle piste è ampiamente apprezzata dagli sciatori in quanto permette di poter sciare su superfici piane e regolari rendendo più agevole le discese.
L’obiettivo principale delle operazioni di battitura e della successiva fresatura è quello di garantire il mescolamento della neve con l’aria e di rendere compatta la neve affinché sia assicurata una buona qualità del manto nevoso durante tutta la stagione invernale; essa viene effettuata con l’ausilio dei mezzi battipista, chiamati anche “gatti delle nevi” i quali, per aver raggiunto livelli tecnologici elevatissimi, richiedono che alla loro guida ci sia del personale competente e preparato.
Il lavoro di battitura viene svolto dai così detti “gattisti” i quali oltre a possedere buone doti di guida e di meccanica, devono avere buone conoscenze della neve, del territorio in cui operano e della montagna.
La preparazione delle piste, negli anni, ha avuto un’evoluzione notevole si pensi che alla nascita dei primi comprensori sciistici le piste venivano battute da squadre di addetti alla battitura che con gli sci e con l’ausilio di pesanti rulli schiacciavano la neve su tutta la superficie dei tracciati fino a renderli sciabili, solo agli inizi degli anni ‘70 nacquero i primi mezzi meccanici che con i soli cingoli battevano le piste e solo verso gli anni ‘80 vennero introdotte le prime frese con i lisciatori per compattare e lisciare le piste.
Oggi i mezzi battipista sono delle macchine molto complesse e tecnologicamente avanzate che vengono guidati tramite un “joystick”, sono dotati di motori con potenze fino a 500 cv, raggiungono una larghezza di 5.5 metri e un peso che supera le 11 tonnellate, per preparare poi le piste dove le pendenze sono più elevate i battipista vengono dotati di verricelli il cui cavo in acciaio, lungo anche alcuni km, viene agganciato ad appositi ancoraggi fissi posti a monte delle piste per permettere ai mezzi di scendere e risalire le piste su pendenze che arrivano anche a 75° di pendenza.
I riduttori epicicloidali 700CE Bonfiglioli associati a un motore elettrico ad elevata densità di potenza sono progettati appositamente per i sistemi di trasmissione ibridi ad alta tensione. Includono un motore elettrico integrato IPM (a magneti permanenti) che non richiede manutenzione, e che offre notevoli vantaggi in termini di dimensioni ed efficienza. Il design del motore è flessibile dal punto di vista del raffreddamento in quanto può essere sia ad aria che a liquido. Alcune di queste soluzioni possono essere applicate anche ad altri tipi di macchine cingolate off-highway di nuova generazione nel settore delle costruzioni. La classe di protezione del motore è IP67, per consentirne l’utilizzo in esterni su terreni accidentati. L’unità può essere provista anche di un freno negativo a commando idraulico (SAHR).
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