SICCITÀ E DISSALATORI – SOLUZIONI PER L’APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
In Italia è ormai una reale necessità che rende anche economicamente vantaggioso lo sviluppo di soluzioni come gli impianti che permettono di ottenere acqua a basso contenuto salino per poterla riutilizzare per scopi alimentari e industriali.
Una delle prime tematiche che preoccupa in questo momento il Pianeta è sicuramente quella legata alla siccità. Molti hanno individuato negli impianti di dissalazione una soluzione alternativa. “Dissalatore sì o no” è tema di dibattito con il rischio di un aumento della domanda idrica e con l’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici.
Il nostro Paese è sull’orlo della desertificazione ma un aiuto in questa emergenza idrica potrebbe arrivare dalle tecnologie di dissalazione, che permettono di disporre di volumi significativi di acqua dolce partendo da quella marina e salmastra. L’apparecchio che viene utilizzato per rimuovere il sale permette di ottenere acque a basso contenuto salino e riutilizzare l’acqua a scopo alimentare (acqua potabile) o industriale (come l’acqua di raffreddamento). Questo prodotto può essere ottenuto in tre modi: dissalazione evaporativa, dissalazione per permeazione, dissalazione per scambio ionico. Il riduttore che FP Trasmissioni commercializza per questi impianti è il riduttore di velocità della serie 300.
Impropriamente chiamato “distillatore d’acqua”, in realtà questo tipo di separazione non è mai stata una forma di distillazione. L’acqua potabile non deve essere priva di sali: se ne lascia una piccola parte 25-50 mg, per questioni sanitarie e perché l’apporto di molti sali è consigliato (un’acqua completamente deionizzata non sarebbe gradevole al palato).
Come tutte le possibili nuove soluzioni ai grandi problemi, ancora da valutare e studiare, anche i dissalatori hanno pro e contro. Tra i vantaggi: è un processo che sicuramente può portare ad avere una risorsa che ora scarseggia, grazie a un’altra risorsa che si può considerare quasi inesauribile e cioè mari e oceani.
Questa quindi potrebbe essere una nuova via per tutelare il Pianeta, economicamente sostenibile e vantaggiosa per garantire energia, valore e risparmio sulle bollette idriche. Questo vale anche per alcuni cittadini che decidono di prendere un dissalatore privato e molti imprenditori, soprattutto nel campo del turismo.
Da una parte, quindi, uno degli obiettivi è abbattere i costi ancora elevati per l’utilizzo dei dissalatori su grande scala in Paesi come il Medio Oriente e in nord Africa, dall’altra si pensa alle conseguenze di produzione di questi impianti che producono anche salamoia ipersalina.
Secondo gli esperti bisognerebbe considerare la melma ipersalina ricca di anti-incrostanti, metalli e cloruri vari, come delle scorie industriali pericolose e quindi ci sarebbe bisogno di processi di smaltimento a hoc, economicamente difficili da sostenere. Una soluzione che però richiede lo sviluppo ulteriore, potrebbe essere quello di valutare le opportunità economiche per la salamoia, che potrebbe essere usata per irrigare specie tolleranti al sale. Quindi i dissalatori producono scorie che potrebbero essere utili anche all’acquacoltura: dalla melma si potrebbero recuperare sali, metalli e altri elementi come magnesio, gesso, cloruro di sodio, di calcio, di potassio, di bromo, di litio in un’ottica di waste-to-energy.
In un contesto generale in cui la carenza idrica e il processo di desertificazione non sono più fenomeni episodici ed emergenziali, ma stanno diventando strutturali in diversi Paesi anche la prospettiva di un approvvigionamento idrico oltre alla dissalazione anche il trattamento delle acque reflue sta diventando più urgente e concreta. I dissalatori sono stati inseriti anche tra le priorità della Cabina di regia per l’emergenza idrica.
Un po’ come è accaduto per i rigassificatori nessuno li voleva, quando c’era ampia disponibilità di gas, e ora tutti li vogliono. Lo stesso è avvenuto per i dissalatori, impianti tecnologicamente più complessi, più costosi e con un maggior impatto ambientale rispetto ai tradizionali sistemi per prendere l’acqua da un lago, ma nello scenario climatico attuale e futuro sono una soluzione interessante, idonea oltretutto a gestire picchi di consumo, ad esempio in alcuni territori turistici come il Sud o le Isole.
C’è bisogno di un mix intelligente di sistemi di approvvigionamento, per coprire un fabbisogno di sicurezza, ma anche per coprire i picchi stagionali.
La scarsità d’acqua nel nostro Paese diventa sempre più attuale e se guardiamo le proiezioni della disponibilità di acqua nei prossimi dieci anni non possiamo permetterci di rimanere a guardare. Nel 2022, l’agricoltura in Italia ha subito danni per 6 miliardi di euro. Dobbiamo agire in fretta, creando le infrastrutture che sostengano la nostra economia. Dobbiamo considerare tutte le opzioni che abbiamo a nostra disposizione per uso irriguo e potabile. L’Italia punta sui dissalatori modello Genova: acqua dal mare a tutta la Pianura Padana, in tal modo si potrà far fronte all’incremento delle richieste estive e si potrà ridurre nel contempo il prelievo della risorsa dai pozzi, contribuendo al miglioramento dello stato delle falde sotterranee. Un modo per conferire al nostro sistema di approvvigionamento idrico una maggiore resilienza e capacità di reagire alle crisi idriche, in un momento storico caratterizzato dai segni del cambiamento climatico.
La crisi idrica sta entrando nelle case degli italiani con effetti dirompenti, razionamento nelle abitazioni, agricoltura al collasso, centrali idroelettriche in difficoltà, fiumi a secco. Sono 270mila le aziende agricole che si trovano nelle regioni interessate dallo stato di emergenza, mentre in tutta Italia si moltiplicano i Comuni che impongono il razionamento dell’acqua ai privati.
È indispensabile anche intervenire sull’inefficienza degli acquedotti, visto che l’Istat ha certificato che va perduto oltre un terzo dell’acqua immessa nella rete di distribuzione. Ma gli effetti dei cambiamenti climatici impongono anche altre scelte all’insegna dell’innovazione, come la costruzione di invasi per raccogliere l’acqua piovana, una soluzione sempre più diffusa nel mondo dove il numero di persone che vivono in regioni con grave carenza idrica aumenterà in modo esponenziale.
Sempre attenti agli stimoli e alle necessità del settore industriale mettiamo a disposizione la modularità dei nostri riduttori serie 300 per tutte le applicazioni presenti e per gli sviluppi futuri.
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